“LA VITA CONTADINA”

E’ un lungo cammino quello del lavoro nei campi, dalla terra ai mulini, dal bosco alle stalle.

Un cammino percorso nei secoli da uomini e donne che hanno costruito attrezzi e  macchinari e anche un pezzo di futuro per sé e per tutta la comunità.


“ANDAR A TAJAR FOJA”

La maggior parte delle famiglie contadine più modeste, che con la vendita dei bozzoli integravano in maniera importante i loro introiti, era costretta ad allevare i bachi nelle stanze di casa. Allevare i bachi non era un lavoro semplice e richiedeva il coinvolgimento di tutti i membri della famiglia. I bachi venivano allevati con le foglie di gelso per circa 30 giorni ma le cure poi continuavano per altri 10 giorni durante i quali il baco filava il bozzolo ancorandolo a dei sottili rametti secchi ben asciutti con i quali si realizzava il così detto ‘bosco’.


“FAR EL FIEN”

Fare “El Fien” era uno dei lavori più impegnativi e gravosi dell’intero anno, sia perché tutte le operazioni si dovevano svolgere a mano, sia perché il taglio dell’ erba si ripeteva tre volte e la falciatura era laboriosa e lenta. La buona o la cattiva annata di fieno era importante, da loro dipendeva il cibo per gli animali della stalla, quindi averne una scorta sufficiente assicurava tranquillità fino all’anno successivo. 


VILLA VARDA 

Immersa nel verde di una campagna industrializzata, Villa Varda è un’oasi per quanti cercano la quiete meditativa e il contatto con una natura modellata dal tempo e dall’uomo. Villa Varda è un palazzo e un complesso rurale, uno spazio ricreativo, un centro per iniziative culturali, un giardino dell’anima, un racconto della memoria collettiva. Come in Frammenti – Storia di una Villa, si ripercorrono i segni di una storia partecipata.


    “ I COLONI” 

    L’Azienda Agricola, di 380 campi, era suddivisa tra fittavoli e coloni. A mezzadria vi erano 14 coloni e la cui estensione territoriale era proporzionale alla forza lavoro. Il Cav. Levada gestì la tenuta di Varda, in affitto dai Morpurgo, sul finire della Prima Guerra Mondiale.


    “LE GRANDI OPERE”

    Le grandi opere della costruzione degli argini e lo scavo di canali richiamavano masse enormi di contadini poveri, attratti dalla possibilità di lavoro. Gli scarriolanti erano braccianti che trasportavano la terra o i massi per mezzo delle loro carriole.
    Venivano arruolati ad ogni inizio settimana: alla mezzanotte della domenica suonava un corno, chi voleva il lavoro doveva mettersi in cammino verso gli argini, dove avveniva l’arruolamento.
    I ritardatari venivano respinti.

    Le presenti immagini sono state pubblicate su gentile concessione di: Fasan Mauro, Bortolin Corrado e Andreetta Costanzo

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